Pensione addio, “Se guadagnate meno di questa cifra ve la potete dimenticare”: passata la legge | Ormai è deciso

Una legge sta già facendo allarmare gli italiani: guadagnare meno di questa cifra ti impedirà di accedere alla pensione.
D’ora in poi, per poter accedere alla pensione pubblica, sarà necessario aver maturato un reddito minimo annuo costante che non va sotto questa cifra, durante la carriera lavorativa.
Chi non raggiunge questa soglia, infatti, rischia seriamente di non percepire alcuna pensione, mandando in fumo anni di duro lavoro e sacrifici.
Il provvedimento non può passare inosservato da sindacati, opposizioni e associazioni di categoria, perché è un ulteriore privazione per i cittadini.
Siamo di fronte a una discriminazione di classe mascherata da riforma tecnica. Milioni di precari, partite IVA a basso reddito, lavoratori intermittenti e donne penalizzate da carriere discontinue si vedranno negato il diritto alla pensione.
Cosa cambia concretamente
La legge introduce un nuovo meccanismo contributivo: chi non guadagna questa cifra non maturerà il diritto alla pensione di vecchiaia. Nella pratica, significa che i lavoratori con redditi inferiori saranno fortemente penalizzati. Per molti sarebbe stato corretto essere avvertiti molto tempo fa, non nel momento in cui ci si avvicina alla pensione.
Milioni di italiani under 50 potrebbero trovarsi senza una pensione adeguata nel 2040 se non integrano il proprio futuro con strumenti privati o aumentano significativamente il reddito. Una cosa è certa: il sistema pensionistico italiano non sarà più lo stesso. E per molti lavoratori, il sogno della pensione sembra ormai diventato un miraggio.
Nuova regola INPS: importo minimo per accedere alla pensione
Negli ultimi giorni l’INPS ha introdotto una stretta che sta mettendo in ansia molti lavoratori prossimi all’età pensionabile. Non basta più raggiungere i 67 anni d’età e i 20 anni di contributi: ora è necessario che l’assegno pensionistico superi una soglia minima prestabilita. La novità stabilisce un doppio requisito per il diritto alla pensione di vecchiaia e a quella anticipata contributiva: oltre all’età anagrafica e alla durata dei contributi, l’importo mensile lordo della pensione deve raggiungere un valore minimo. Se il calcolo dell’assegno non arriva a questa soglia, il lavoratore non potrà lasciare il lavoro, neppure avendo superato i requisiti anagrafici e contributivi. Per la pensione di vecchiaia ordinaria, i requisiti anagrafici e contributivi sono 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi versati, mentre la soglia minima d’importo è pari all’assegno sociale, cioè 538,69 € al mese nel 2025.
Se il montante contributivo accumulato calcola una pensione inferiore a 538,69 €, il diritto all’uscita è sospeso. Per la pensione anticipata contributiva i lavoratori “contributivi puri” (nessun contributo versato prima del 1° gennaio 1996) devono avere almeno 20 anni di contributi e 64 anni di età. La soglia minima d’importo deve essere di 1.616,07 € al mese (pari a tre volte il valore dell’assegno sociale) per chi non ha figli. Per le lavoratrici con figli il requisito è leggermente ridotto in base al numero di figli a carico. Sotto questo importo non è più possibile accedere alla pensione anticipata. I più penalizzati, perché il montante contributivo accumulato tende a essere più basso e chi non raggiunge la soglia minima sarà costretto a restare in servizio anche ben oltre i 67 anni.