“La situazione in Ungheria non è accettabile” | Queste le parole di Marie Bjierre ministra danese per gli Affari Europei

Ungheria e lo stato di diritto
Viktor Orbán sotto accusa – Wikipedia – Moralizzatore.it

Bruxelles e Budapest hanno opinioni divergenti sullo Stato di diritto. Una spaccatura inimmaginabile e molto seria.

Come sapete il Consiglio Affari Generali Ue deve esaminare la procedura dell’articolo 7 nei confronti del governo di Viktor Orbán.

La decisione del riesame potrebbe condurre alla sospensione di Budapest dal voto nelle riunioni dei 27 Stati membri. Questo perché l’esecutivo ha deciso di vietare il Pride nel paese.

Stati come Francia e Germania hanno emanato una dichiarazione congiunta per manifestare la forte preoccupazione per la messa al bando del Pride in Ungheria. Pertanto, chiedono di “rivedere tali misure per garantire il rispetto e la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali di tutti i cittadini, in conformità con i propri obblighi internazionali“.

L’Ungheria dovrebbe seguire questi feed per evitare di incorrere in provvedimenti da parte dell’Unione. Gli Stati preoccupati hanno chiesto a von der Leyen di “usare tempestivamente e pienamente gli strumenti a sua disposizione in materia di Stato di diritto nel caso in cui tali misure non vengano riviste”.

L’importanza dello Stato di diritto

“Vogliamo che gli Stati membri siano pienamente conformi allo Stato di diritto. Non è un optional, è un obbligo fondamentale dell’appartenenza all’Ue e ce lo aspettiamo dall’Ungheria, come da tutti gli altri Stati membri”, ha spiegato il commissario europeo per la Democrazia, la Giustizia, lo Stato di diritto e la Tutela dei Consumatori.

“I membri del Consiglio devono quindi prendere una decisione politica in merito all’articolo 7,  la Commissione è stata proattiva nell’affrontare le questioni relative allo Stato di diritto con l’Ungheria”.

Meloni Orbàn
Meloni in silenzio – Wikipedia – Moralizzatore.it

L’Italia resta in silenzio

Il ministro ungherese per gli Affari Europei, smentisce questo punto di vista attribuito all’Ungheria. La sua posizione è che “non esiste una cosa come il divieto del Pride. L’audizione mi darà l’opportunità di spiegare ai miei colleghi il quadro costituzionale e giuridico. Spero che, dopo queste discussioni, i miei colleghi intorno al tavolo usciranno con una visione più sfumata della legislazione ungherese”.

In maniera più approfondita va compreso che l’Ungheria ha sancito il primato del diritto dei bambini a un “corretto sviluppo fisico, intellettuale e morale”. Questo viene letto dai politologi come una giustificazione alle restrizioni dei diritti delle minoranze, in particolare della comunità Lgbtqi+, attaccata in passato dall’esecutivo con l’accusa di trasmettere valori dannosi per i minori. Tanto da tracciare e multare i partecipanti a manifestazioni, con l’uso del riconoscimento facciale, pratica vietata dal diritto europeo. In questa disputa manca la parola italiana. Questo è preoccupante dato che parrebbe che sia concorde con l’Ungheria se non si schiera con gli altri.