“Queste lattine di tonno sono scadute nel 1979”, eppure si trovano ancora | La scoperta è allucinante

Resterai senza parole, ma potresti aver mangiato una lattina risalente al 1979. Fai attenzione
Un pranzo a base di pesce è spesso considerato un piccolo lusso: sapori delicati, sensazione di leggerezza, e un profumo che richiama il mare anche in città. Molti sognano di poter gustare più spesso piatti come spaghetti alle vongole, branzino al forno o una grigliata mista, ma purtroppo la realtà quotidiana è ben diversa.
I prezzi del pesce fresco sono diventati proibitivi per molte famiglie, e non sempre si ha il tempo di acquistarlo, pulirlo e cucinarlo con cura. Così, nella vita frenetica di oggi, si cercano alternative più pratiche, economiche e immediate.
E tra queste alternative, il tonno in scatola ha conquistato un posto di rilievo sulle tavole degli italiani. È facile da trovare, si conserva a lungo, è già pronto da gustare, e rappresenta un buon compromesso tra qualità e prezzo.
Può essere utilizzato in mille ricette, ad esempio nelle insalate, nei primi piatti, nei panini o come secondo veloce. Una risorsa in cucina, soprattutto per chi lavora o ha poco tempo.
Il tonno in scatola
In commercio si trovano decine di marche, da quelle storiche come Rio Mare e Nostromo, a quelle più economiche dei supermercati. Alcuni preferiscono il tonno all’olio d’oliva, altri quello al naturale, chi lo cerca compatto e chi più sbriciolato.
Ma, nonostante la grande varietà, c’è una consapevolezza crescente: il tonno in scatola, per quanto comodo, non potrà mai sostituire del tutto la qualità del pesce fresco. E questo non solo per il sapore, ma anche per i processi industriali a cui è sottoposto.
Negli ultimi anni, infatti, il tonno, e in generale il pesce in scatola, è stato oggetto di diverse critiche. Alcuni esperti sottolineano che la lunga conservazione, l’uso di conservanti e le modalità di confezionamento possono alterarne le qualità nutritive e, in certi casi, la salubrità. È capitato più volte che analisi su prodotti in commercio abbiano rilevato anomalie: residui metallici, alterazioni microbiologiche o semplicemente pessima qualità della materia prima.
La verità sul tonno
E proprio in questo contesto, uno studio condotto dall’Università di Washington ha analizzato oltre 170 lattine di salmone lavorate tra il 1979 e il 2021, con l’obiettivo di comprendere meglio le condizioni e l’ambiente da cui provengono questi pesci. Con grande sorpresa dei ricercatori, aprendo una lattina di salmone scaduta da 50 anni, hanno trovato degli anisakidi, parassiti marini che, sorprendentemente, erano perfettamente conservati all’interno di alcune lattine.
Lungi dall’essere un segnale d’allarme, gli scienziati hanno indicato che si tratta di un indicatore biologico positivo: la presenza di anisakidi è un segno che il pesce proviene da un ecosistema sano. Questi parassiti possono rilevare anche i più piccoli cambiamenti negli ecosistemi marini, oltre ad avere un chiaro impatto sulla catena alimentare. Vengono prima ingeriti dal krill, poi da specie più grandi come il salmone e completano il loro ciclo nell’intestino dei mammiferi marini. Pertanto, la presenza di questi parassiti indica la buona salute degli ecosistemi marini.Le 178 lattine analizzate contenevano quattro specie diverse di salmone catturate nel Golfo dell’Alaska e nella Baia di Bristol in un periodo di 42 anni.