Rivoluzione giustizia, “Da oggi vi sbattono in cella senza processo”: vale anche per reati minori

Rivoluzione giustizia, "Da oggi vi sbattono in cella senza processo"
Uomo arrestato con manette (freepik) – moralizzatore.it

La riforma della giustizia che nessuno pensava potesse davvero entrare in vigore: vai in galera anche senza processo.

Il provvedimento prevede l’incarcerazione immediata per chiunque venga colto in flagranza di reato. Anche per infrazioni minori.

Addio udienze, niente processo abbreviato, neanche un verbale completo: si salta tutto. Chi sbaglia paga e lo fa subito, dando un ribaltamento alla lentezza della giustizia.

Secondo il provvedimento, chiunque venga sorpreso potrà essere immediatamente tradotto in carcere per un periodo variabile a seconda del reato commesso.

Così, un comportamento potenzialmente illegale è sufficiente per far partire il mandato: l’attenzione da riporre è altissima, come altissima è la contrapposizione a tale tipo di normativa.

Non c’è scampo: vieni subito arrestato

Si tratta di una realtà davvero complessa. Un modus operandi che annulla i principi alla base della democrazia, una drastica misura che non da neppure la misera possibilità di riscatto. Indipendentemente da chi sia l’indagato, non si passa dal processo: si arriva dritti alla conclusione.

La detenzione immediata dopo l’arresto si traduce in una crisi dei diritti umani, situazione che non può più essere ignorata. Bisogna puntare a una posizione coerente e decisa, indipendentemente dagli interessi economici o strategici in gioco. Per questo più di tutto è necessario un impegno autentico per la giustizia e i diritti umani, per ambire a un cambiamento totalizzante e reale. Nel frattempo la situazione resta purtroppo intatta.

Rivoluzione giustizia, "Da oggi vi sbattono in cella senza processo"
Uomo arrestato con manette (freepik) – moralizzatore.it

Detenzione senza processo: una piaga ignorata

Nel cuore del Medio Oriente, la pratica della detenzione arbitraria, spesso mascherata da “arresto cautelare”, continua a mietere vittime tra attivisti, dissidenti e minoranze. Questa strategia repressiva, accompagnata da torture e maltrattamenti, è largamente diffusa in paesi come Egitto, Arabia Saudita, Siria, Turchia, Iran, Bahrain e Israele, dove i diritti umani vengono sistematicamente violati. Il caso di Patrick Zaki, studente egiziano dell’Università di Bologna, arrestato nel febbraio 2020 al suo arrivo al Cairo, ha provocato l’indignazione internazionale. Accusato di “diffusione di notizie false” e “incitamento alla protesta”, Zaki è stato detenuto per oltre un anno e mezzo senza processo, subendo torture e maltrattamenti da parte dell’Agenzia per la sicurezza nazionale egiziana. Solo nel luglio 2023, dopo una condanna a tre anni, è stato graziato dal presidente al-Sisi, probabilmente a seguito di pressioni internazionali e considerazioni economiche legate ai rapporti con l’Occidente. In Israele, la detenzione amministrativa permette di incarcerare individui senza accusa né processo per periodi prolungati. Hisham Abu Hawash, un palestinese detenuto per mesi senza processo, ha intrapreso uno sciopero della fame di 141 giorni per protestare contro la sua detenzione, attirando l’attenzione internazionale sulla pratica controversa utilizzata dalle autorità israeliane.

In Iran, la repressione colpisce anche gli ambientalisti. Niloufar Bayani, ricercatrice e attivista, è stata arrestata nel 2018 con l’accusa di spionaggio. Durante la sua detenzione, è stata sottoposta a torture, minacce di violenza sessuale e isolamento prolungato per estorcerle confessioni. Nonostante le sue denunce, è stata condannata senza un processo equo. Il Bahrain è noto per la repressione delle minoranze religiose e politiche. Le autorità utilizzano arresti arbitrari, torture e tribunali militari per silenziare le voci dissidenti. Organizzazioni internazionali hanno denunciato la sistematica violazione dei diritti umani nel paese, evidenziando l’uso della tortura e la negazione del diritto alla difesa. Nonostante le evidenti violazioni dei diritti umani, molti paesi occidentali mantengono stretti legami economici e strategici con questi regimi autoritari. La realpolitik spesso prevale sui principi, portando a un’ipocrisia che mina la credibilità delle democrazie occidentali. La selettività nell’indignazione e nell’intervento contribuisce a perpetuare un sistema di ingiustizia e repressione.