Serena Mollicone - Wikipedia - Moralizzatore.it
Il Procuratore generale della Cassazione, durante la sua requisitoria, chiede l’annullamento della sentenza di assoluzione per i Mottola.
“Sostengo il ricorso della parte civile perché considero che la sentenza di appello sia affetta da plurime violazioni di legge e di norme processuali”. Il pg rileva “l’assenza o apparenza della motivazione” della sentenza di secondo grado che è, quindi, “carente” e sottolinea che il “Giudice di Appello ha abdicato alla Cassazione” con “un atteggiamento pilatesco”.
“La sentenza”, tra l’altro, spiega il procuratore generale, “omette di motivare sulla effettiva presenza di Serena Mollicone in caserma e non risponde a tutti gli elementi che confortano le affermazioni di Tuzi che hanno dato avvio alle indagini”.
La Suprema Corte di Cassazione dovrà decidere se archiviare definitivamente il procedimento o se riaprire il processo contro Franco, Annamaria e Marco Mottola, i tre imputati per la morte della diciottenne di Arce.
Se l’assoluzione sarà confermata, il caso potrebbe restare uno dei più grandi misteri irrisolti della cronaca nera italiana.
Era il primo giugno 2001, quando Serena uscì di casa per una visita dal dentista e non fece più ritorno. Due giorni dopo, il suo corpo fu ritrovato in un bosco, con mani e piedi legati, la testa avvolta nel nastro adesivo.
L’autopsia rivelò che era stata colpita violentemente alla testa e poi soffocata. Un delitto brutale, che fin dall’inizio si rivelò pieno di ombre e depistaggi. Le prime indagini si concentrarono su un carrozziere del paese, Carmine Belli, arrestato e poi assolto.
Nel 2008 il caso ebbe una svolta. Il brigadiere dei carabinieri Tuzi dichiarò di aver visto Serena entrare nella caserma di Arce la mattina della scomparsa. Pochi giorni dopo, Tuzi fu trovato morto: suicidio, secondo la versione ufficiale, ma con dinamiche insolite. Le indagini ripresero nel 2011, quando una perizia stabilì che il colpo alla testa subito da Serena poteva essere compatibile con un impatto contro una porta della caserma. La pista portò alla famiglia Mottola, residente all’interno della struttura. Secondo l’accusa, Serena sarebbe stata uccisa dopo una lite con Marco Mottola e il suo corpo sarebbe stato portato via per inscenare un depistaggio.
Assolti in appello, il procuratore generale ha ribadito che “La sentenza omette di motivare sulla presenza di Serena Mollicone in caserma e non risponde a tutti gli elementi che confortano le affermazioni di Tuzi che hanno dato avvio alle indagini”. Una speranza per riaprire il caso ed evitare che rimanga irrisolto, quando la Cassazione si sarà espressa.
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